Anno: 1997
Colore: A colori
Durata: 120
Titolo originale: Air force one
Formato: Wide screen
Produzione: Armyan bernstein, wolfgang petersen, gail katz, jon shestack
Distribuzione: Buena vista international - touchstone home video
Origine: Stati uniti
"Se fino a poco tempo fa la figura dell'eroe per coso, buono e affidabile, poteva essere delegata a un cittadino qualsiasi, rappresentante di quell'uomo della strada che si rispecchiava fedelmente nel James Stewart dell'Uomo che sapeva troppo' (Hitchcock), o nel Cary Grant di 'Intrigo internazionale' (ancora Hitchcock), oggi l'anonimato non paga più e l'affannoso bisogno di fiducia richiede presenze più concrete e tranquillizzanti. E allora, chi meglio del presidente Usa può garantirle? Presidente che se in 'Independence Day' salvava il mondo dagli alieni, in 'Air Force One' lo salva dagli stalinisti di ritorno. Gli effetti speciali si sprecano, ma la fantasia lascia un po' a desiderare". (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 29 ottobre 1997)
"Petersen salva la barca con un film preciso e tecnicamente meno pacchiano di quel che ci si aspetta. Fa acqua il moralismo politico della sceneggiatura, stucchevole. Tra i film sui presidenti, 'Air Force One' costruisce un altare alla capacità di difesa personale del primo cittadino come riflesso delle doti di potenza della difesa militare americana e mette ancora i russi, una banda di cattivi e comunisti, a pilotare la distruzione. Per un importante magazine internazionale Harrison Ford è il miglior attore del mondo. Per il regista indipendente americano Stockwell ha l'espressione di una scatola di scarpe. C'è del vero in entrambi i casi. È il migliore perché è il 'presidente' degli attori di Hollywood. È anche un volto morto, che va benissimo per diventare il miglior attore di Hollywood. Al cinema, per un certo cinema, la faccia conta più del volto". (Silvio Danese, 'Il giorno', 24 settembre 1997)
"Si assiste a un tripudio di effetti speciali, di combattimenti aerei, di rocambolesche prodezze. Si vedono missili, Mig, gente paracadutata da cinquemila metri di altezza, un rifornimento aereo nei cieli; e Il presidente che in zona Cesarini trasloca da un aereo all'altro appeso a un filo. Si rivaluta l'utilità dei telefonini e si ammira la tenacia di Glenn Close, che è la leale vicepresidente. Ci si conferma nella convinzione che la rozzezza anticomunista è una malattia ridicola: chi ha un po' di dignità e di memoria è pregato di incazzarsi quando il perfido generale Radek esce dalla prigione al suono dell'Internazionale. E ci diciamo che questo grande circo cinematografico non è così innocente come fa finta di essere". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 22 settembre 1997)