Anno: 2001
Colore: A colori
Durata: 122
Titolo originale: Senso '45
Formato: Wide screen
Produzione: Giuseppe colombo per cine 2000
Distribuzione: Eagle pictures
Origine: Italia
Vietato ai minori di: 18
Tratto da: Liberamente ispirato al racconto "Senso" di camillo boito
"Gli ultimi giorni di Salò visti dal buco della serratura. Potrebbe intitolarsi anche così 'Senso '45', con cui Tinto Brass anticipa - da par suo - l'invito di Ciampi a raccontare la nostra Storia al cinema. (...) Brass rivendica rigorose ricerche storiche, e se Visconti esigeva biancheria autentica sotto i costumi di scena, lui mostra la biancheria e qualcosa di più. Ma il binomio sesso e svastica con relativo bric-à-brac è ormai logoro, la fattura sciatta, e il tono stracco dell'insieme culmina in quella 'citazione' (?) della Magnani in 'Roma città aperta', col cadavere inquadrato a gambe aperte. Suscitando non scandalo, come forse vorrebbe, ma solo una colossale noia". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 12 aprile 2002)
"Tinto Brass trasferisce il racconto scritto da Camillo Boito nel 1883 dal quale Luchino Visconti trasse nel 1954 il bellissimo 'Senso' a Venezia, capitale cinematografica della Repubblica mussoliniana di Salò nel marzo 1945, inseguendo le atmosfere letali della fine del fascismo tra euforie e decandenza, quell'aria storicamente impersonata da Osvaldo Valenti e Luisa Ferida. Anna Galiena mostra il sesso rifacendo Anna Magnani nella scena della morta di 'Roma città aperta'; Gabriel Garko è un giovane nazista bello, cinico, sfruttatore; con una strana rottura di stile, il film mescola stereotipi burattineschi e personaggi quasi realistici". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 12 aprile 2002)
'Senso '45' sembra una versione di 'Senso' elaborata dalla fantasia del ragionier Fantozzi: una boiata pazzesca. Meglio risparmiarsi due ore di noia e rivedere l'originale in vhs; o, quanto alle perversioni dell'Italia repubblichina, il 'Salò' di Pasolini. Nel gorgo della perdizione, Anna Galiena sembra provare soprattutto imbarazzo; Gabriel Garko è irrecuperabile". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 22 aprile 2002)