"L'inizio è terribile, degno delle migliori regie di Stone. La progressione dell'attentato terroristico, ancora poco chiaro a tutti, poi i suoi effetti devastanti, ricostruiti con grande sapienza tecnica. Quindi i soccorsi, ancora in cifre corali, con l'azione che si restringe presto attorno al gruppetto di agenti sepolti vivi, di cui solo due si salveranno. Mentre, in parallelo, si seguono le angosce dei loro familiari a casa, attaccati alla televisione, in attesa spasmodica di notizie. Forse, questa parte, sia con i due agenti che ce la mettono tutta per sopravvivere, sia con i loro familiari in cifre un po' bozzettistiche, è meno solida dal punto di vista cinematografico del preambolo, che ha invece un impatto visivo, ritmico e di suoni addirittura sconvolgente. Ma anche così, nel suo insieme, il film, tessuto di storie tutte vere, ha i suoi meriti. Anche perché fa ricordare. Nei panni dei due agenti sopravvissuti, Nicolas Cage e Michael Peña. Con i toni giusti." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 2 settembre 2006)
"A chi si rivolge Oliver Stone con il suo 'World Trade Center' dedicato ai massacri terroristi dell'11 settembre? È bene dirlo subito: a tutti gli spettatori semplici, non ossessionati dalla casacca ideologica. Questo non vuol dire che il provocatore di 'Platoon', 'Jfk' e 'Assassini nati' rinunci a un'interpretazione personale della storica tragedia né tantomeno a un progetto stilistico di nerbo: angoscioso eppure aperto alla speranza, apocalittico eppure attento al sentimento, il film vuole e riesce innanzitutto a essere un omaggio agli agenti della polizia portuale intrappolati nelle macerie delle Twin Towers e poi miracolosamente salvati, ai loro soccorritori e alla spontanea solidarietà che si manifestò in tutto il paese in quelle ore terribili. Non a caso Stone viene alternativamente strattonato a destra e a sinistra: la sua fede sta nelle viscere, la sua morale nelle immagini, la sua legge nel fattore umano e anche questa ricostruzione tutt'altro che asettica mira, piaccia o non piaccia, all'abnorme nudità dei fatti. L'innocenza primitiva di 'World Trade Center' parla dei valori americani per eccellenza - Dio, individuo, patria, onore, famiglia, coraggio, sacrificio - rinunciando alle cautele di circostanza e, al contrario, incrementando l'unica retorica congeniale al regista e cioè una superba miscela che trasforma incessantemente la realtà in fiction e viceversa. (...) Stone non ha scheletri nell'armadio da farsi perdonare e bisogna solo togliersi il cappello davanti al suo granitico appello ai valori di bontà e solidarietà che non fanno chic e anche in America sono così spesso abrogati." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 2 settembre 2006)
"Bollato con colpevole faciloneria a sinistra perché non è un film furioso 'alla Oliver Stone', la ricostruzione dell' 11 settembre nel respiro agonico autentico dei due pompieri sepolti sotto le macerie delle Twin Towers, salvati infine dall'eroe yankee senza paura, è un tuffo emotivo scelto nella retorica Usa. Scelto di fare del dramma un melodramma, il film è coerente nel correre dalle famigliole in panne alle ore disperate della tragedia sotto terra girata in modo magistralmente contagioso, un teatro da camera e macerie. Il contributo di Stone alla causa non è certo stare dalla parte di Bush ma resuscitare, garantendo con la sua carriera, la retorica eroica che per forza restringe l' arco della tragedia su cui l'autore sospende il giudizio politico storico, privilegiando i fattori umani. La paura si tocca, si palpa, si vive e Nicolas Cage è stavolta un ottimo attore." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 13 ottobre 2006)