Anno: 2002
Colore: A colori
Durata: 101
Titolo originale: Resident evil
Formato: Wide screen
Produzione: Constantin filmproduktion - davis films - impact pictures - intermedia films - metropolitan - new legacy
Distribuzione: Columbia tristar italia
Origine: Stati uniti
Vietato ai minori di: Pg
Tratto da: Ispirato all'omonimo videogame della capcom, distribuito in italia da cto
"Le ambientazioni tedesche, i costumi e le scenografie conferiscono alla pellicola un aspetto freddo, asettico e industriale. Milla Jovovich (Alice) fa da contraltare alla Angelina Jolie (short, scarponcini, arti marziali) di 'Tomb Raider', ma ha le gambe a X e zero sex-appeal. Avremmo voluto vedere più zombi e meno attori-zombi (Purefoy, Mabius, Rodriguez), ma all'interno del giovane cinema da playstation, il film di Anderson non è peggio di 'Mortal Kombat', 'Wing Commander' e dello stesso 'Tomb Raider'". (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 5 luglio 2002)
"I filmaker americani dovranno guardarsi le spalle, perché la rivoluzione digitale ha partorito mostri assai più insidiosi di quelli visualizzati da film come questo. E qualcuno si ostina a scovare nel bailamme delle immagini significati e metafore che dovrebbero farci meditare sul futuro dell'uomo. Se ciò è vero, film come questi sono davvero il risultato di una mutazione genetica generazionale ormai in atto. Aiuto!" (Adriano De Carlo, 'Il Giornale', 5 novembre 2004)
"La prima puntata era una farsa per minorenni con danni da videogame; questo è un onesto horror di serie B, gonfiato con steroidi di effetti speciali, dove Milla Jovovich si aggira mezza nuda per le strade di una città spettrale prendendo a calci e fucilate tutto quello che si muove, proteggendo americani e russi, battendosi a mani nude contro un colosso geneticamente modificato, che una volta era suo amico. Rispetto al prototipo, c'è più abbondanza di azione e di 'gore' (cagnacci scorticati, diavoli scatenati in una chiesa): con l'aggiunta di qualche idea registica da parte dell'esordiente Alexander Witt: il che è già qualcosa. Quanto basta per godesi lo spettacolo." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 5 novembre 2004)
"Rutilante e rimbombante, il film rappresenta il sequel di 'Resident Evil' di Paul Anderson, ma è un tale nonsenso che si può vedere anche ignorando il numero uno. Stavolta a trasferire in pellicola le frenesie dei videogames giapponesi è Alexander Nitt, maestro degli effetti speciali. Sfondi allucinanti e situazioni da incubo esaltano la georgiana Milla, Walkiria grintosa e seducente." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 6 novembre 2004)
"Ancora zombi. Il mostro reinventato da George Romero sta rivivendo un momento d'oro dopo gli incassi di '28 giorni dopo' e 'L'alba dei morti viventi'. Cominciò tutto dal successo di 'Resident Evil' horror del 2002 tratto da un videogame. Adesso tocca a 'Resident Evil: Apocalypse', sequel che cambia regista, Alexander Witt al posto di Paul W. S. Anderson, ma conserva l'androgina Milla Jovovich come protagonista. (...) Sarà solo intrattenimento horror da videogame, ma 'Resident Evil: Apocalypse' è parente stretto di 'Lei mi odia', 'The Corporation', 'The Village' e dell'imminente 'The Manchurian Candidate'. Le multinazionali fanno tendenza e fanno paura. Altro che zombi." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 5 novembre 2004)
"Inizia più o meno come finisce 'Resident Evil: Apocalypse', non c'è un prologo, non c'è un crescendo, non c'è un finale risolutore nel senso che alla fine s'interrompe semplicemente l'azione perché tutto è già detto e spiegato dalle prime immagini. Il secondo capitolo della saga ispirata al famoso videogioco horror, affidato all'esordiente Alexander Witt e prodotto e sceneggiato da Paul W. S. Anderson che aveva diretto il primo film, è una sarabanda audiovisiva, tutto un susseguirsi frastornante e monotono di spari con mitragliette, incendi, effetti speciali plateali, scontri fisici, acrobazie marziali. È vero che il videogame trasforma spesso creativamente la prevedibilità e la meccanicità in una superfetazione narrativa, ma questo è uno di quei film che vivacchiano senza idee e con una trama che è puro pretesto su un collaudato repertorio fantahorror applicato stavolta alle trasfigurazioni di un mondo popolato di zombie, mutanti, feroci doberman e mostri di vario tipo." (Alberto Castellano, 'Il Mattino', 12 novembre 2004)