Anno: 2003
Colore: A colori
Durata: 136
Titolo originale: Rosenstrasse
Formato: Wide screen
Produzione: Get reel productions, studio hamburg letterbox filmproduktion, tele-munchen
Distribuzione: 01 distribution (2004)
Premi: Venezia coppa volpi vittoria
"Pur non avendo la qualità espressiva di 'Schindler's List' o di 'Il pianista', questo nuovo film dello stesso filone ha il pregio dell'autenticità. I bravi interpreti, tutti tedeschi, parlano la propria lingua, le atmosfere rivivono con perfezione allucinante e il film si presenta come la microstoria di un capitolo dell'Olocausto bizzarramente a lieto fine. Peccato che Margarethe pretenda di finire in gloria, con un grosso grasso matrimonio ebraico. Perché non tagliare, in omaggio alla verità dei sentimenti che s'impone nel resto del film, gli ultimi cinque minuti?". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 1 settembre 2003)
"Margarethe von Trotta, già narratrice degli anni di piombo, ha uno stile lento e solenne, un tantino ampolloso. Ma entro i limiti del dramma convenzionale, 'Rosenstrasse' ha una sua forza tragica: la sincerità dell'antico dolore prevale sul vizio della retorica". (Claudio Carabba, Sette', 11 settembre 2003)
"Centotrentasei minuti di emozioni, lacrime e al tempo stesso radiografia dell'animo femminile nei momenti della sofferenza e del dolore: non si potrà dire che a 'Rosenstrasse' manchino né sincerità né grandiosità. Manca comunque quel soffio vitale che trasforma il pathos in forza drammatica e illumina lo schermo". (Andrea Martini, 'La Nazione', 1 settembre 2003)
"Ne esce una Germania sfaccettata, dove come sempre nella vita, il meglio rasenta il peggio. A condurre la ricerca che riporta alla luce l'evento della Rosenstrasse è non a caso Maria Schrader, già interrpete di 'Aimée & Jaguard', di Max Faerberoeck per il quale venne premiata al Festival di Berlino del 1998: anche quello era un film tedesco, anche quello raccontava una storia simile e basata su un fatto vero, solo che la coppia in questione era lesbica e il personaggio della Schrader veniva ucciso. Qui invece ci fu il lieto fine, paradossalmente in base alle leggi di Norimberga". (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 1 settembre 2003)
"Uscito per il Giorno della Memoria, come se per gli altri 364 dovessimo tranquillamente dimenticare, 'Rosenstrasse', onesto e civile film dell' onesta e civile Margarethe von Trotta mostra un lato nascosto ma vero della Shoah. (...) Un intreccio di destini a cavallo del tempo, storia minuscola e maiuscola raccontata con un alto senso del dovere morale e dell' informazione, ma anche della convenzione e pure della retorica dello spettacolo, per cui le attrici Katja Riemann, premiata a Venezia, e Maria Schrader sono strepitose." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 31 gennaio 2004)