Anno: 1999
Colore: A colori
Durata: 100
Titolo originale: Do not disturb
Formato: Wide screen
Produzione: Lauren geels & dick maas
Distribuzione: Eagle pictures (2000)
Origine: Olanda
"Sulle orme di un classico del noir con sordomuta come 'La scala a chiocciola', e con qualche eco di 'Frantic', il filmsfodera il collaudato repertorio dell'action movie senza coinvolgere più di tanto. William Hurt nel ruolo del genitore dopo 'Figli di un dio minore' torna a comunicare con i gesti". (Alberto Castellano, 'Il Mattino', 6 maggio 2000)
"A Dick Maas, il regista olandese che schizzava sui canali in 'Amsterdamned', piace di sicuro sir Hitchcock, anche se lo rende grossolano. Come in 'Do not disturb', un thriller visto al Noir di Courmayeur in cui seguiamo una bambina muta di 10 anni testimone di un omicidio e da allora inseguita nell'albergo a cinque stelle. Il killer la perseguita ovunque e l'ascensore torna a essere un elemento thriller come in un precedente film di Maas, un tipo che sa sfruttare il montaggio alternato delle emotività e dei canali e, anche se ci mette di tutto e di troppo, con almeno tre finali uno più fracassone dell'altro, il film è di quelli che si seguono d'un fiato, battendo col cuore di mamma, pur glissando sui contorni folk della solita Amsterdam regno di sesso, droga, rock 'n roll ". (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 29 aprile 2000)
"Tributario anche della grande lezione di Alfred Hitchcock soprattutto per ciò che riguarda certi inseguimenti da vertigine sui cornicioni e sui tetti, il meccanismo funziona nella prima metà del film, dov'è sorretto da una trovata in più: uno dei due criminali è proprio il corrispondente d'affari con cui il papà della protagonista dovrebbe chiudere un contratto in Olanda. Insolita e suggestiva l'ambientazione nella 'Venezia del Nord', incalzante il ritmo, funzionale la recitazione di Hurt: un bravissimo attore che non si capisce come mai sia finito in serie B. Però man mano che il racconto procede, la credibilità, già messa a repentaglio da troppe coincidenze, fa acqua da tutte le parti; e sul tono bizzarro prevalgono le bravate pseudoatletiche e i soliti inseguimenti di macchine". (Alessandra Levatesi, 'La Stampa', 30 aprile 2000)
"Rubacchiando da "Frantic" di Polansky e dalla linea degli avventurosi per ragazzi della Disney, Maas dimentica le ricerche claustrofobiche degli esordi ('L'ascensore') e la risposta europea al thriller d'azione ('Amsterdamned') che avevano dato la fama spesa oggi per questa mediocre rivisitazione di entrambi i film: le scene cruciali si svolgono in un ascensore, lo sfondo degli inseguimenti sono i canali della città. Per un pubblico postpuberale". (Silvio Danese, 'Il giorno', 29 aprile 2000)